Sono capace… o almeno ci provo!
So che anche tu conosci la strada o almeno proverai! Bene, coraggio, ci aiuteremo a vicenda!… .Non siamo soli, c’è anche papà, qualcosa saprà fare pure lui! (?) Ah, poi le levatrici… loro ne hanno viste di nascite!”

Quante donne oggi decidono di assumersi la responsabilità della nascita del proprio figlio?
Di solito dicono: “… Andiamo lì a partorire, ne ho sentito parlar bene… sono bravi!… Sapranno cosa fare! … Le levatrici sono bravissime e ti aiutano… poi c’è l’epidurale, al limite il taglio cesareo… sì, lì te lo fanno!…”

Questi pensieri denotano la volontà di attribuire a risorse esterne e ad altri ogni competenza: aspettative altissime, responsabilità circa l’esito del parto scaricate tutte su operatori sanitari e ospedale!
Ma questi sono spesso i pensieri degli stessi operatori dei punti nascita che, così facendo, favoriscono la mentalità di delega, in grado di creare dipendenza.

È così che nasce l’ostetricia difensiva, in cui solo il seguire interventi standard preserva dalle denunce: “… io ho seguito i protocolli…”, ed in tal modo ci si sente protetti e al sicuro nell’ambiente medicalizzato anche se le percentuali di ricorso ad induzioni farmacologiche e parti operativi cresce a dismisura: meno salute per donna e bambini, maggiore spesa sanitaria per tutti.

Perché allora stupirsi dell’esistenza di così tanti “pregiudizi” sul parto a casa e così poche richieste?
Decidere per il parto a casa presuppone “cambiare” in prima persona il modo di affrontare la nascita e, soprattutto, acquisire piena consapevolezza delle tante e significative potenzialità che sono in tutti noi!

La decisione di compiere una scelta così diversa… [SEGUE]

 

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