La placenta, anche in questo caso, gioca un ruolo fondamentale.

La probabilità di trasmettere l’infezione materna al feto è molto bassa all’inizio della gravidanza ed aumenta verso il termine. Di contro se il feto entra a contatto con il patogeno all’inizio della gravidanza può presentare delle sequele peggiori:  in determinate circostanze si possono presentare malformazioni cefaliche  o, addirittura, l’aborto. Mentre i bambini la cui mamma ha contratto la toxoplasmosi dopo le 16-24 settimane appaiono spesso normali alla nascita.

LO STUDIO
Uno studio pubblicato su Hum Antibodies il 14 luglio 2018 ha analizzato la correlazione tra l’infezione secondaria  (dunque il caso in cui la donna sia entrata in contatto con il toxoplasma per la seconda volta) durante la gravidanza e le conseguenze sul feto. Ne è emerso che la presenza del gene del Toxoplasma all’interno del sangue fetale o sulla placenta non è direttamente correlato allo sviluppo di anomalie congenite.

Articolo realizzato con la partecipazione di D.ssa Alessandra Della Pepa, medico veterinario

 

Bibliografia

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