ecografia

 

Da dove cominciare il racconto di questa avventura?

E’ venerdì 19 Febbraio, sono a 41 settimane più 6 giorni. Il mio sogno di realizzare un parto naturale dopo il cesareo subìto per Riccardo sembra allontanarsi sempre più, siamo quasi a 42 settimane e mi viene posto “l’out out” dalla responsabile del centro nascite : se non succede nulla entro domenica lunedì mattina, a 42+2, cesareo, non possiamo attendere in eterno…

 

La sera alle 23.00 partono contrazioni, passo la notte sul divano senza dire nulla a nessuno, aspetto e spero che aumentino e continuino, ma alle 3.00 del mattino come sono arrivate così scompaiono. Ennesima delusione, inizia la rassegnazione.

Sabato mattina nulla di fatto: sempre più impaurita sento incombere il ricovero.

Alle 2 del mattino vengo svegliata da una contrazione, tosta questa… mi alzo e ritorno in sala sul divano. Cominciano subito, ogni 10 minuti circa… che sia la volta buona?  Cammino, parlo al mio piccolo e sorrido speranzosa… continuano… alle 4 sono ogni 7 minuti, belle forti e regolari, forse ci siamo allora, ma aspetto ancora a svegliare Fabrizio, non si sa mai.

 

Alle 5.30 sono ogni 4/5 minuti e toste, lunghe… se continuano alle 6.30 sveglio tutti, è deciso! Ore 6.30: sempre ogni 5 minuti… sveglio Fabrizio, il quale contento si alza, si fa un caffè e si prepara. Intanto io sveglio Ricky, lo preparo, lo lasceremo dai nonni andando in ospedale, tanto c’è ancora tempo, lo sento.
Arriviamo al centro nascita alle 7.30, l’ostetrica mi monitora, mi visita: il collo è appianato e centralizzato, dilatazione 3 cm.

 

 

Mi devo presentare all’appello del medico di guardia, il quale subito mi dice “ travaglio di prova ok, ma in acqua non se ne parla: è pericoloso”. Io decisa e pronta argomento che il travaglio in vasca è consigliato proprio per le pre cesarizzate dal loro protocollo… allora mi fanno firmare un consenso informato in cui mi assumo le responsabilità sui rischi e mi rimetto nelle mani dell’ostetrica del centro, una donna dolcissima sulla cinquantina che mi tratta come una figlia.

 

 

SEGUE

 

 

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