Uno studio dell’Università di Cambridge ha dimostrato come i problemi di fragilità ossea sono legati principalmente alla diminuzione della attività fisica.
Recenti analisi sulle ossa preistoriche evidenziano che l’uomo moderno sviluppa la resistenza ossea in modo del tutto analogo rispetto agli antenati preistorici.
Migliaia di anni di evoluzione hanno visto diventare lo scheletro umano più leggero e fragile a partire dall’avvento delle prime attività di coltivazione che hanno sostituito quelle di caccia e raccolta dei primi uomini.
Il nuovo studio, pubblicato dalla rivista PNAS mostra che, mentre lo scheletro dei cacciatori-raccoglitori di circa 7000 anni fa aveva una robustezza comparabile a quella dei moderni oranghi, lo scheletro di agricoltori provenienti dalla stessa area 6000 anni dopo diventa più leggero e debole, quindi più suscettibile alle fratture.
La massa ossea degli antichi raccoglitori aveva una densità ossea superiore del 20% a quella media attuale.
Nello studio sono state valutate le radiografie di antichi frammenti ossei umani.
I ricercatori si sono concentrati sull’osso trabecolare (la parte più interna del tessuto osseo) della testa del femore, una delle regioni anatomiche maggiormente sollecitate nei bipedi.
Sono stati esaminati i dati provenienti da quattro diverse popolazioni di… [SEGUE]