Aspettavamo Zeno il 6 novembre. Il 5 mattina, all’alba, ero nel letto quando un’improvvisa sensazione di acqua calda tra le gambe mi ha svegliata. Ho atteso un attimo per capire, ma all’arrivo di un altro
fiotto sono corsa in bagno: mi si erano rotte le acque! Ero emozionata e incredula: stava arrivando.
La gravidanza era stata piuttosto faticosa, ero stata costretta a riposo (divano e letto) per gran parte del tempo, ad esclusione dell’ultimo mese in cui, finalmente, avevo potuto esprimere tutta la mia gioia e tutto il mio amore danzando e camminando con quella pancia così grande e allo stesso tempo così leggera.
Il parto si è rivelato, al contrario, un’esperienza gioiosa, unica, naturale. Dopo la rottura del sacco ho contattato la mia ostetrica (io e il mio compagno avevamo deciso di trascorrere il travaglio a casa con lei e di andare poi a partorire in un ospedale più piccolo, non molto lontano).
È venuta a visitarmi e a verificare che Zeno stesse bene, facendoci ascoltare il battito e controllando le acque. Il resto della giornata lo abbiamo passato io, il mio compagno e i gatti, preparando il pranzo, mangiando un dolce (non è un caso che quel giorno abbia finalmente trovato una pasticceria che facesse il mio dolce preferito come si deve!), restando a letto accoccolati in attesa dell’arrivo delle vere contrazioni.
Avevo paura che il travaglio non partisse e di dover ricorrere all’induzione (non che ci sia niente di male, ma ci tenevo a fare esperienza di un parto il più naturale possibile), perciò ho continuato tutto il giorno a fare gli esercizi di posizionamento del bambino e i movimenti per alleviare il dolore consigliati dalla mia ostetrica: una manna dal cielo!
Nel frattempo avevamo messo la… [SEGUE]