Anche se da tempo sono noti i potenziali effetti vasoattivi e mutageni che il progesterone può avere sul nascituro, lo studio condotto a Roma è unico nel suo genere in quanto dimostra i possibili effetti sul feto dell’introduzione supplementare dell’ormone nel corso del primo trimestre di gravidanza.
Tra i due gruppi di donne osservate, i ricercatori non hanno rilevato differenze statisticamente significative nel tasso di incidenza di anomalie fetali/neonatali, sottolineando che la constatazione dell’aumento dello spessore della plica nucale non sempre è legato alla presenza di difetti cromosomici; infatti, il meccanismo fisiopatologico che ne è alla base non è ancora stato compreso del tutto.
A fronte dei risultati ottenuti, gli autori dello studio hanno esplicitato che il trattamento con progesterone riduce il valore diagnostico della translucenza nucale e mette quindi in dubbio l’effettiva necessità di eseguire ulteriori accertamenti nel caso in cui la madre sia in terapia con questo ormone.
Alla luce dei possibili effetti della terapia, gli autori auspicano che avvenga una revisione dei protocolli di somministrazione del progesterone in gravidanza, riservandone l’uso ai soli casi di effettiva necessità.
Fonte Bibliografica
Effects of exogenous progesterone on fetal nuchal translucency: an observational prospective study
Autori: Giorlandino C, Cignini P, Padula F, Giannarelli D, d’Emidio L, Aloisi A, Plotti F, Angioli R.