L’indagine si è avvalsa di un campione di 3.716 gravide (dai 18 ai 39 anni) di età gestazionale compresa tra 11 e 13 settimane, recatesi per lo screening ecografico presso un centro medico di Roma; le mamme sono state suddivise in due gruppi, coloro che erano in terapia con progesterone esogeno (1.090 soggetti) e un gruppo di controllo (2.626 soggetti).
A priori, sono state escluse dal campionamento tutte le donne in gravidanza gemellare o che seguivano una specifica terapia farmacologica per il trattamento di patologie croniche, come ad esempio ipertensione e diabete mellito; anche la presenza di malformazioni fetali già note è stata motivo di esclusione dallo studio.
L’analisi dei dati ha mostrato l’esistenza di una chiara associazione (risultata statisticamente significativa) tra l’uso di progesterone esogeno e l’aumento di spessore della plica nucale fetale per ciascuna età gestazionale considerata, con un più alto grado di significatività in caso di gestazione compresa tra 11 settimane + 0 giorni e 11 settimane + 6 giorni.
Il fenomeno si è verificato indipendentemente dall’età materna, dal BMI, dalla provenienza e dalle abitudini delle donne esaminate, nonché dal sesso del feto; inoltre, il dosaggio, la tipologia e la diversa modalità di somministrazione della preparazione ormonale a base di progesterone assunta dalle mamme non ha influenzato in modo significativo lo spessore della plica nucale.
Anche se da tempo sono noti i potenziali effetti vasoattivi e mutageni… [SEGUE]