A spiegare l’effetto del latte materno nel promuovere lo sviluppo cognitivo dei neonati (specialmente quando nati pretermine) sarebbe la presenza al suo interno di componenti “speciali”: a differenza della maggioranza delle formule artificiali, esso contiene alcuni acidi grassi a catena lunga importanti per lo sviluppo delle membrane cellulari, soprattutto delle cellule del sistema nervoso centrale.

Tali componenti lipidiche si accumulano velocemente durante l’ultimo trimestre di gravidanza e nei primi mesi dopo la nascita nel cervello del feto e nel neonato e sono indispensabili affinché si compia processo di “mielinizzazione”, una fase critica dello sviluppo neurale che avviene in modo molto veloce nei primi due anni dopo la nascita e si continua ad un ritmo più lento durante l’infanzia e l’adolescenza.

Nei primi mesi di vita del neonato, il massiccio aumento del numero delle trasmissioni nervose innescato dai molti stimoli esterni che i piccoli ricevono può richiedere grandi quantità di acidi grassi: l’assunzione di tali composti attraverso il latte materno contribuisce a spiegare l’impatto che questo ha sullo sviluppo dell’intelligenza.

Queste scoperte rafforzano la raccomandazione dell’OMS di protrarre l’allattamento possibilmente fino all’anno di vita, ma non devono intimorire né amareggiare le mamme che (per scelta/necessità) hanno deciso di non allattare al seno o di sospendere l’allattamento.

Infatti, stabilire se e per quanto tempo allattare… [SEGUE] 

 

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