Prima che il piccolo venga introdotto nel mondo dei cibi solidi, si aspetta quindi che egli perda il cosiddetto riflesso di estrusione (ovvero l’impulso a tirare fuori la lingua quando viene stimolata da bocca, movimento necessario per la suzione al seno), che sia in grado di stare seduto correttamente a tavola e che manifesti un certo interesse nei confronti delle abitudini alimentari dei genitori e dei fratelli più grandi.
Solitamente sono questi i segnali rivelatori che il bambino è pronto all’introduzione nei cibi solidi nella sua dieta; tali comportamenti si notano quando il piccolo ha compiuto sei mesi: raramente prima, molto più frequentemente dopo.
Ma il fatto che il piccolo sia pronto a provare anche cibi soliti non vuol dire che questi all’improvviso costituiscano tutta la sua alimentazione: l’alimento centrale della dieta, infatti, resta il latte, e proprio per questo motivo nella prima fase di autosvezzamento si è soliti parlare di alimentazione complementare.
Continuando a ricavare dal latte tutti i nutrimenti necessari per una corretta crescita, il bambino comincerà così a esplorare il mondo dei cibi solidi, scoprendo che esso è caratterizzato da un’incredibile varietà di forme, odori, colori, sapori e consistenze.
E l’autosvezzamento, oltre a rappresentare un momento di gioiosa condivisione tra genitori e bambini, rispetta le scelte e i tempi di questi ultimi, spingendo al contempo i grandi a cucinare in maniera sana e bilanciata, ma al tempo stesso appetitosa anche per i più piccoli, che pian piano cominceranno a formare i propri gusti.
A cura di Angela Lettieri
Fonti e approfondimenti
Lucio Piermarini “Io mi svezzo da solo”

