Bisogna ricordare che la tubercolosi è principalmente una malattia tipica dei paesi poveri, luoghi del mondo in cui i servizi sanitari sono scarsi.
Per questo motivo non sempre ci si rende conto dell’avvenuta infezione, difficilmente si prendono provvedimenti per impedire la diffusione del contagio e raramente vengono segnalati i reali casi.
Lo studio coordinato dall’Università di Sheffield ha applicato alla propria ricerca un modello matematico combinando vari fattori.
Ad essere presi in considerazione sono stati: le stime della prevalenza di tubercolosi in soggetti adulti, l’esposizione alle comuni infezioni, i casi di tubercolosi in casa, le variazioni dovute all’età, i casi di infezione da virus dell’HIV ed infine le vaccinazioni anti-tubercolosi.
Quello che è emerso è che in 15 dei paesi presi in esame è stato stimato solo il 35% dei casi pediatrici avvenuti.
Tra i 22 paesi presi in esame, inoltre, è stato notato che l’India raccoglie in 27% della totalità dei casi di tubercolosi pediatrica.
I dati e le percentuali sono ottenute dall’applicazione del metodo matematico e da un calcolo effettuato in base alla media di bambini che in famiglia sono stati a contatto con pazienti infetti da Mycobacterium tuberculosis.
In sintesi, ciò che emerge da questo studio è che l’incidenza reale dei casi di tubercolosi infantile è nettamente maggiore rispetto a quella dichiarata.
A rimanere in ombra sono soprattutto i bambini più piccoli.
Aver appurato che l’incidenza di tubercolosi pediatrica è superiore alle notifiche pervenute all’OMS, è una buona base di partenza per l’individuazione delle giuste precauzione per la prevenzione a livello internazionale e locale.