cordone ombelicale

Il taglio ritardato del cordone ombelicale permette il passaggio completo di sangue dalla placenta al neonato e riduce il rischio di carenze di ferro a sei mesi di vita.

 

Lo studio clinico con il periodo di follow-up più lungo ha mostrato che un ritardo di 2 minuti nel clampaggio del cordone ombelicale aumenta in misura significativa, ferritina, volume corpuscolare medio, ferro totale corporeo stimato e ferro di deposito.

Questi risultati appaiono ancora maggiori nei bambini nati da madri sideropeniche, in quelli di peso nel range 2500-3000 g. e in quelli che non assumono latte artificiale o latte fortificato con ferro.

 

 

Al clampaggio tardivo del cordone ombelicale si associa anche un miglior adattamento del neonato all’ambiente extrauterino, dato che il piccolo continua a ricevere il supporto del sangue ossigenato dalla placenta mentre inizia a sperimentare la respirazione polmonare.

Inoltre è stato dimostrato che attendere 2 minuti prima di recidere il cordone ombelicale non aumenta il rischio di iperbilirubinemia e policitemia nei neonati.

 

Per permettere che si verifichi questa trasfusione naturale di sangue placentare, si consiglia di tenere il neonato al livello della rima vulvare materna per almeno 1 minuto; in questo modo la forza di gravità aiuta il deflusso ematico ma occorre rilevare che questa pratica ritarda notevolmente il primo contatto tra madre e neonato.

Un gruppo di studiosi ha quindi voluto analizzare quale sia la reale influenza della forza di gravità sul volume di sangue placentare trasfuso. La ricerca è stata condotta in Argentina su madri sane con gravidanze fisiologiche.

 

I 400 bambini coinvolti sono stati divisi in due gruppi, per entrambi si è atteso 2 minuti prima di recidere il cordone ombelicale ma il primo gruppo campione prevedeva di attendere tenendo i neonati a livello dell’introito vaginale mentre il secondo gruppo di neonati è stato posto direttamente sull’addome materno.

I neonati sono stati pesati immediatamente dopo il taglio del funicolo per valutare la quantità di sangue placentare trasfuso, poi sono stati comparati i risultati dei due gruppi. I risultati hanno dimostrato che non ci sono differenze nel volume di sangue placentare trasfuso se si mantiene il neonato a livello dell’introito vaginale o se lo si pone a contatto con l’addome materno.

 

Dunque lo studio condotto da Nestor Vain dimostra che la posizione del bambino alla nascita e prima del clampaggio tardivo del cordone ombelicale non influenza il volume di sangue placentare trasfuso.

Pertanto le madri possono tenere i loro bambini sull’addome o sul petto senza che questo influenzi il passaggio ematico.

Questo cambiamento della pratica clinica, basata su studi ormai risalenti a 35 anni fa, permetterà di migliorare il bonding tra mamma e neonato e contemporaneamente effettuare il clampaggio tardivo del cordone ombelicale per ridurre la carenza di ferro durante l’infanzia.

 

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Lancet e sono reperibili sul sito ClinicalTrials.gov

 

 

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