Tre anni dopo, per la prima volta, furono applicate restrizioni alle pubblicità televisive, che eliminavano gli spot di prodotti ricchi di zuccheri, sale e grassi dai programmi dedicati ai bambini di età inferiore ai 16 anni. I risultati di tale restrizione sono stati significativi.
Dal 2009 i bambini sono stati esposti al 37% in meno di spot pubblicizzanti prodotti poco salutari rispetto a quanto accaduto nel 2005.
Il Ministero della Salute Inglese ha riportato che la spesa annuale per pubblicità di cibi e bevande dirette ai bambini nei media si è ridotta del 41%, da 103 milioni di sterline del 2003 a 61 milioni nel 2007.
Eppure alcune analisi indipendenti suggeriscono che queste cifre in calo mascherino lacune nella normativa vigente.
Attraverso spettacoli di intrattenimento per famiglie – considerate programmazione per adulti che cadono al di fuori della normativa vigente – i bambini sono ancora esposti a malsane pubblicità alimentari.
Malcolm Clark è il coordinatore di Children’s Food Campaign, un gruppo inglese che esercita pressioni per proteggere i bambini dal marketing di cibo spazzatura.
Egli sottolinea che la crescita dei nuovi media ha fornito metodi alternativi per la promozione di alimenti malsani.
“Gli sforzi dei genitori per aiutare i loro figli a mangiare sano vengono intaccati da sofisticati mezzi di promozione di cibo spazzatura ai bambini: in tv, on-line, al cinema, in riviste, nei supermercati, sugli imballaggi alimentari, e per alcuni anche a scuola. ”
Alla luce di quanto accaduto nel Regno Unito e in altri Paesi del mondo, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha raccomandato che i governi svolgano un ruolo di primo piano nella riduzione dell’esposizione dei bambini al marketing alimentare e nell’imposizione di nuove regole sulle tecniche persuasive che le aziende possono utilizzare, al fine di proteggere i bambini dagli impatti negativi della pubblicità.
Si tratta di una iniziativa politica fondamentale contenuta nel… [SEGUE]