forzuto

 

“Col passare del tempo i bambini acquistano l’impulso a mordere. Questo è l’inizio di qualcosa che ha una straordinaria importanza. […]

La madre può osservare tranquillamente il bambino durante questo stadio, in cui talvolta viene distrutta dal bambino stesso, se ne è a conoscenza e può difendersi senza fare ritorsioni e senza diventare vendicativa.
In altre parole, essa ha un compito da svolgere quando il bambino morde, graffia, le tira i capelli e calcia, il compito di sopravvivere.

Il bambino farà il resto.

Se ella sopravvive, il bambino troverà un nuovo significato nella parola amore e un qualcosa di nuovo si manifesterà nella vita del bambino: la fantasia.

E’ come se il bambino potesse ora dire alla madre : “Ti amo perché sei sopravvissuta alla distruzione che ho operato su di te. Nei miei sogni e nella mia fantasia ti distruggo ogni volta che ti penso, perché ti amo”. E’ questo che oggettivizza la madre, la colloca in un mondo che non è parte del bambino e la rende in questo senso utile.
[…] La base per questo sano sviluppo dell’individuo umano è la sopravvivenza dell’oggetto che è stato attaccato. Nel caso della madre che nutre il bambino si tratta della sua sopravvivenza non solo come persona viva, ma anche come persona che nel momento critico non si è trasformata in un essere vendicativo e non ha messo in atto delle ritorsioni. Molto presto altri, compreso il padre, gli animali e i giocattoli, svolgono lo stesso ruolo.”

D.W. Winnicott “I bambini e le loro madri”-

 

In questi giorni sono andata a riprendere questo passo del libro, non solo per una motivazione pratica, ma anche e soprattutto per il messaggio trascendente che viene inviato. La fiducia.

Leggete questo passo, rileggetelo quante volte lo spirito interiore ve lo domanda… non sentite come vibra in sintonia con la vostra interiorità? Non sentite come va oltre?
Prima o poi giunge il momento in cui il cucciolo di casa sguscia fuori dalla sua totale e indifesa tenerezza, per iniziare a muovere i primi passi nel mondo, sia quelli concreti che quelli figurati.

 

Mangiare da soli, raggiungere autonomamente la propria meta con quel piglio sicuro di sé, i primi costrutti verbali, i propri Si e No e tutto l’alveo di estrinsecazioni relazionali con il mondo intorno (parte di noi).
E’ così che accade qualcosa di meraviglioso! Qualcosa che va oltre di noi, priva di “bieca sostanza umana”.

 

E’ sublime, è trascendente: è fiducia e competenza.
Leggere queste considerazioni mi ha aiutato a mantenere salda la fiducia in me e in lui.
Ciò che sta accadendo è l’evoluzione di un’anima, la sua crescita.

 

Serve solo accoglienza, il resto verrà da sé.
E’ un’analisi che, tra l’altro, ha una portata veramente lungimirante.
Il bambino piccolo è pura fisicità, il suo sviluppo assume quindi questo veicolo di estrinsecazione, ma non accade forse un atto d’amore e di fiducia simile nella fascia adolescenziale (dove, chiaramente, dalla fisicità si passa alla psicologia dialettica) e, in generale, nei nostri momenti di evoluzione nel corso della vita?
Da giorni mi perdo a ragionare sul perché di tanta chiusura e violenza umana (con*violenza* non intendo, come facilmente si potrebbe pensare, ai graffi/calci/etc. di cui sopra, bensì alle reazioni delle guide genitoriali, a volte tendenti alle ritorsioni, spesso pronte a filtrare ogni gesto in un’ottica di malafede).

 

Io credo che ciò sia frutto di un vuoto.
Non possiamo prenderci cura ed accogliere l’altro, se prima non ci siamo presi cura di noi stessi, ascoltando le nostre vere esigenze.
Accogliendo ogni nostro lato di umana distruzione-creazione, siamo in grado di accogliere con benevolenza e affascinato “distacco” la crescita (interiore) di ogni persona a noi collegata, prima di tutto quella dei nostri figli.
Fiduciosa e amorevole non-interferenza, forse dovremo concedercela di più. Reciprocamente. Individualmente.

 

Marika Novaresio

Vuoi saperne di più? Le Mammole ne discutono qui LINK

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