Tra gli studi più interessanti riguardanti tale rapporto è d’obbligo citare il dottor Robert Sapolski neurobiologo e ricercatore presso la Stanford University, il quale, analizzando gli effetti che lo stress della futura mamma aveva sul feto, ha contribuito indirettamente a confermare che tra feto e mamma si instaura una comunicazione ininterrotta cui partecipano attivamente sia alcuni ormoni (tiroidei, glucocorticoidi, insulina, GH, ecc.) sia svariate sostanze nutritive (per esempio proteine/aminoacidi essenziali, lipidi, oligoelementi, ecc., il cui apporto varia molto nel corso dei dove mesi.
Uno studio del 1999 il “Dutch Famine Study”, aveva inoltre dimostrato come i bambini nati in tempi di carestia – ovvero quando la dieta alimentare si componeva di un apporto proteico inferiore all’8% delle calorie totali ingerite – da adulti tendevano quasi sempre all’obesità o ad altre malattie metaboliche che non di rado si trasmettevano di generazione in generazione, indipendentemente dall’alimentazione degli eredi.
Si può dunque parlare di una vera e propria “programmazione metabolica” del feto, il quale, quando è ancora nell’utero, apprende informazioni importanti su quello che avverrà fuori, cominciando così a regolarsi di conseguenza, ovvero ad auto-programmarsi.
Fonte Scientifica Primaria
Maternal nutritional manipulations program adipose tissue dysfunction in offspring
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