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L’endometriosi è la presenza di tessuto o stroma endometriale all’esterno della cavità uterina.

 

E’ una malattia ancora misteriosa che colpisce prevalentemente le donne in età riproduttiva.

Siamo in presenza di endometriosi quando isole di endometrio (la mucosa uterina che riveste l’utero) si ritrovano in sedi anomale come ad esempio sulle ovaie, a livello della cervice uterina, sull’intestino, sulla parete vescicale e in qualche caso raro anche al di fuori della zona pelvica (intestino, polmoni).

 

L’endometrio situato al di fuori della cavità uterina subisce gli stimoli da parte degli ormoni ovarici che regolano il ciclo femminile pertanto ciclicamente avviene uno sfaldamento del tessuto endometriale con successivo sanguinamento in sedi anomale; infatti, a differenza del tessuto che si trova nell’utero, il tessuto endometriosico non ha la possibilità di fuoriuscire all’esterno del corpo. Ciò provoca un ristagno di sangue che infiamma le zone circostanti e forma tessuto cicatriziale (adesioni).

 

 

 

 

E’ una patologia piuttosto diffusa: si calcola che colpisca il 10% delle donne in età riproduttiva.
L’endometriosi rappresenta una delle prime tre cause di infertilità femminile in quanto il 30/40 % delle donne affette da questa patologia ha difficoltà nel concepimento.

 

La malattia è suddivisibile in quattro stadi a seconda della gravità:

  • Stadio 1 GRADO DI MALATTIA MINIMA con pochi impianti superficiali;

 

  • Stadio 2 GRADO DI MALATTIA LIEVE con impianti più numerosi e leggermente più profondi;

 

  • Stadio 3 GRADO DI MALATTIA MODERATA con molti impianti profondi e cisti endometriosiche su una o entrambe le ovaie e alcune aderenze sottili e tenaci;

 

  • Stadio 4 GRADO DI MALATTIA GRAVE CON MOLTI IMPIANTI PROFONDI e voluminose cisti endometriosiche su una o entrambe le ovaie e alcune aderenze tenaci talvolta con il retto che aderisce alla faccia posteriore dell’utero.

 

Cause
Non si conosce ancora l’esatta causa dell’endometriosi, attualmente si ritiene che sia una malattia multifattoriale ovvero che le cause dipendano da diversi fattori genetici e ambientali.
Si parla di fragilità del sistema immunitario o di inquinanti derivati dalle lavorazioni industriali (es. diossina), ma la teoria più accreditata è quella della mestruazione retrograda in cui cellule di endometrio sfaldatesi durante la mestruazione, invece di fuoriuscire dal corpo, risalgano attraverso le tube verso l’interno dell’addome dove si impiantano e crescono.

 

Sintomi
Nel 20/25% dei casi, l’endometriosi è asintomatica ovvero non produce nessun sintomo evidente.
Nella maggior parte dei casi (75/80 %) invece i sintomi si possono presentare con una variabilità molto ampia sia nella tipologia che nell’intensità .
Si pensa all’endometriosi in due circostanze: in presenza di forti dolori e in casi di infertilità .
Nell’ambito dei sintomi dolorosi quelli più tipici dell’endometriosi sono perdite irregolari di sangue, dolori mestruali anche molto forti, mal di schiena, crampi addominali, dolore durante i rapporti sessuali e se l’endometriosi è diffusa anche nell’intestino e nella vescica si hanno dolori nella defecazione e nella minzione.

 

Altri sintomi possono essere sangue nelle feci o perdita di sangue dal retto, sangue nelle urine, nausea, diarrea o stitichezza, mal di testa, stanchezza e senso di affaticamento.
E’ bene però sottolineare che la forza dei sintomi non dipende dal grado della patologia. Donne con endometriosi severa possono non avere alcun sintomo mentre donne con endometriosi lieve possono avere dolori forti.

 

Diagnosi
L’endometriosi può presentarsi sotto forma di cisti (ad esempio nelle ovaie) o di aderenze.
Le cisti, dette anche cisti cioccolato perché piene di sangue, sono riscontrabili durante la visita e sono ben visibili al controllo ecografico, mentre difficilmente si possono individuare delle aderenze.
Una buona fonte di informazioni può essere data dalla ricerca nel sangue o nelle urine di marcatori dell’endometriosi.
Sono sostanze prodotte dal corpo in risposta alla patologia e possono indicare la presenza, il progredire o il diminuire della malattia.
I più comuni sono il Ca125 e il Ca 19.9

 

L’unico metodo per sapere con assoluta certezza lo stato della malattia è la tecnica chirurgica microinvasiva con laparoscopia.
La laparoscopia può essere diagnostica, per verificare la presenza o lo stato dell’endometriosi, e diventare operativa quando si rende necessario intervenire per l’asportazione delle lesioni endometriosiche.

 

Si esegue in anestesia totale, vengono praticati 3 o 4 fori a livello dell’ombelico e della pelvi in cui vengono inseriti uno strumento a fibre ottiche che permette al chirurgo di vedere, ingranditi su un monitor, gli organi endoaddominali e piccole braccia meccaniche che guidate dal chirurgo asporteranno le cisti e “scolleranno”  le aderenze.
Per poter avere maggior visibilità viene insufflata dell’anidride carbonica che tiene disteso l’addome.
Questi interventi hanno una buona efficacia in quanto si calcola un ripristino della fertilità nel 40% delle donne con endometriosi severa e del 70% delle donne con endometriosi lieve.
Esiste però un alto rischio di recidive in quanto questa malattia difficilmente si arresta e col tempo si riforma.

 

Terapie
Non esiste una vera e propria cura per l’endometriosi.
Per affrontare le crisi di dolore si consiglia l’utilizzo di analgesici antifiammatori che però non risolvono il problema.
I farmaci che hanno maggior efficacia sono di tipo ormonale come ad esempio la pillola. Essi permettono di tenere bassi i livelli di estrogeni nel sangue, riducendo la stimolazione delle lesioni endometriosiche.
L’assunzione della pillola avviene preferibilmente in continuo ovvero senza la sospensione mensile.
Per un breve periodo (dati gli enormi effetti collaterali) si possono usare farmaci a base ormonale come ad esempio gli analoghi dei GnRH ovvero molecole analoghe all’ormone di rilascio delle gonadotropine ipofisarie.

 

Tali farmaci bloccano l’attività ovarica sospendendo la produzione di estrogeni e producendo quindi un effetto simile a quello della menopausa.
Paradossalmente la condizione più difficile da ottenere in caso di endometriosi, ovvero la gravidanza, è anche una delle sue cure temporanee più efficaci. Infatti la gestazione e l’allattamento determinano un clima ormonale a basso livello di estrogeni, perciò producono una remissione temporanea della malattia.
L’effetto benefico di tale condizione però si esaurisce con la sua conclusione in quanto, quando il livello ormonale di estrogeni viene ripristinato, avviene una ripresa della malattia.

 

Effetti sulla fertilità
La relazione tra l’endometriosi e la sterilità è ancora un’area attiva di ricerca. Al riguardo ci sono molte opinioni contrastanti, ma non c’è dubbio che l’endometriosi possa interferire con la fertilità.
Oltre ad ostacoli di tipo tecnico come ad esempio cisti ovariche che impediscono il passaggio dell’ovocita oppure tube chiuse, alcuni studi suggeriscono che la malattia possa cambiare la morfologia e le condizioni dell’ambiente uterino che non sarà più in grado di permettere l’impianto embrionale.
Altre teorie parlano di mutazione della qualità dell’ovocits e in alcuni casi si ipotizza anche che impianti di endometrio fuori sede stimolino la produzione di anticorpi anti-endometrio che interferiscono sulle possibilità dell’embrione di impiantarsi nell’utero o sulla sua vitalità nelle prime fasi del suo sviluppo.

 

CONCLUSIONI
L’endometriosi è una malattia da non sottovalutare poichè spesso peggiora col passare del tempo soprattutto se non si tiene sotto controllo il quadro ormonale.
Pertanto in caso di sintomatologia o difficoltà nel concepimento è importante chiedere un consulto al proprio medico curante.
Altrettanto necessario però è non scoraggiarsi quando si scopre di esserne affette in quanto (salvo nei casi più gravi) è possibile condurre una vita normale grazie ad una terapia adeguata.
La gravidanza può instaurarsi naturalmente o con l’ausilio della PMA, e quindi… mai perdere le speranze!

 

 

 

 

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