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Le dosi, attualmente, raccomandate di vitamina D, RDA (Recommended Daily Allowance) sono insufficienti a soddisfare il fabbisogno degli individui sani.

I ricercatori della Creighton University (UC) di San Diego hanno contestato i livelli di assunzione di vitamina D raccomandati dall’Accademia Nazionale delle Scienze (NAS) e dall’ Istituto di Medicina IOM poiché non soddisfano le esigenze giornaliere dell’organismo.

Un articolo pubblicato sulla rivista Nutrients descrive la situazione dell’errore di calcolo sui valori RDA della vitamina D, stimato dai ricercatori dell’Università dell’Alberta, pubblicati dal Dr. Paul Veugelers lo scorso ottobre e confermati dal Dr. Cedric F. Garland del Dipartimento di Medicina di Famiglia e di Salute Pubblica dell’Università Creighton di San Diego.

Entrambi gli studi convengono nel dichiarare sottostimati i livelli stabiliti dall’istituto IOM, che raccomanda 600 UI/die per i soggetti fino a 70 anni di età e 800 UI/die per i soggetti di età superiore, mentre i calcoli effettuati dai ricercatori dimostrerebbero che tali dosaggi sono un decimo di quelli necessari per abbattere l’incidenza delle patologie connesse con la carenza della vitamina D. Pertanto la sanità pubblica deve impegnarsi a regolare le RDA per garantire la salute dei cittadini a beneficio della salute dell’apparato scheletrico e per la prevenzione di svariate patologie e lesioni tissutali. 

La vitamina D esiste in due forme la D, o D2, detta ergocalciferolo e la D3, detta colecalciferolo, che vengono in parte sintetizzate dall’organismo, dopo esposizione ai raggi solari, e in parte assorbite dai nutrienti. E’ fondamentale per fissare il calcio nelle ossa e mantenerle forti e per favorire l’assorbimento oltre che del calcio pure del fosforo

La mancanza di adeguati livelli di vitamina D può provocare rachitismo nei bambini e osteoporosi, osteomalacia nelle persone anziane, nonché rischio di diabete, ipertensione, aumento di patologie cardiovascolari, obesità, asma, degenerazione delle funzioni cognitive negli anziani e cancro.

Uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Sydney e pubblicato su Cochrane Library mostra che le supplementazioni di vitamina D, hanno ridotto il tasso di caduta dell’anziano, con una riduzione del rischio di circa il 28%. Inoltre l’integrazione della vitamina aiuta a mantenere una buona massa muscolare nelle persone anziane e un miglior equilibrio posturale. 

Riuscire ad apportare la quantità sufficiente di vitamina D solo con l’alimentazione può essere inadeguata perché gli alimenti non ne sono molto ricchi, pesci grassi come salmone, aringhe, sardine e tonno in scatola ne contengono un po’ di più ma è necessaria la supplementazione soprattutto durante i mesi invernali, quando la luce solare è più scarsa e la quantità di vitamina prodotta dal corpo è irrisoria.

A sostenere tale tesi sono pure i ricercatori della GrassrootsHealth, un’ organizzazione sulla ricerca della salute pubblica, che ha notevolmente contribuito a monitorare i dosaggi nella maggior parte degli adulti su livelli di circa 8.000 IU di vitamina D al giorno, al fine di incrementare i livelli sierici superiori a 40 ng / ml. Mentre i bambini necessitano di circa 35 UI di vitamina D per chilo di peso corporeo. Occorre fare attenzione ai sovra-dosaggi per cui è opportuno eseguire i controlli adeguati prima di implementare la vitamina nella dieta.

Fonte:

www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4210929

http://www.purenorth.ca/?page_id=1356

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