Le coliche infantili sono un disturbo comune in tutto il mondo, che generalmente si verifica entro i primi tre mesi di vita del neonato: nello specifico, si stima che interessino 1 bambino su 5 al di sotto i tre mesi di età.
Nonostante le coliche rappresentino una condizione benigna, per via del grande impatto che possono avere sulla vita familiare, queste rappresentano una delle principali cause che spingono i neo genitori a consultare il pediatra nella prima fase della vita del proprio figlio.
Esiste oggi un’ipotesi che suggerisce che le coliche non esistano, supponendo che sia fisiologico il verificarsi di crisi di pianto nel lattante della durata via via più lunga fino a sei settimane di vita, superate le quali il pianto diminuisce.
Altri autori hanno invece suggerito che molti lattanti in cui si pensava fossero presenti coliche in realtà erano semplicemente affamati.
Altri studi presenti in letteratura avanzano una serie di teorie specifiche e ritengono che «l’enigma delle coliche infantili risiede nella fisiologia»; tuttavia, da una loro analisi si rende evidente che ancora non esiste una conoscenza certa in merito alla loro causa, al punto che si continua a disquisire su tre differenti possibili teorie eziopatogenetiche, le quali non si escludono a vicenda: una gastroenterica, una psicologica e una allergica.
Data l’incertezza generale, ancora oggi l’approccio uniforme in materia di gestione e trattamento della colica infantile è limitato e sussiste il problema della mancanza di linee guida basate sull’evidenza.
Una fetta sempre crescente di letteratura scientifica sta indagando le possibili opzioni per la gestione delle coliche infantili, individuando come efficaci alcune terapie dietetiche, farmacologiche, complementari e comportamentali.
L’approccio alimentare è solitamente basato sull’eliminazione delle proteine del latte vaccino.
Nel caso di allattamento al seno, è possibile regolare la dieta materna facendo sì che la donna assuma una ridotta quantità di allergeni, ad esempio suggerendo di evitare il latte e favorendo un adeguato apporto di vitamine e minerali.
In tal caso, è poi necessario un periodo di almeno 2 settimane per verificare l’efficacia della terapia dietetica e stabilire se è necessario che prosegua.
Nel caso di allattamento artificiale il pediatra potrà invece consigliare alla mamma di ricorrere ad alcune particolari formule, come ad esempio quelle basate su proteine del siero parzialmente idrolizzate con oligosaccaridi prebiotici o probiotici, oggi ritenute efficaci.