depressioneEsiste un concreto pericolo per il feto quando la madre assume antidepressivi in gravidanza? Recenti ricerche sembrano confermare un nesso tra l’utilizzo di farmaci contro la depressione da parte della madre e un aumento del rischio di malformazioni nel bambino. Tuttavia, ed è questa la novità, questa relazione sembrerebbe meno forte di quanto sostenuto fino a questo momento: si tratta di un passo avanti nella conoscenza medica che potrebbe sdoganare l’assunzione controllata di antidepressivi durante la gestazione, rendendone l’uso socialmente accettabile quando sia effettivamente indispensabile alla salvaguardia della salute della madre.

Lo studio in questione, pubblicato sulla rivista medica “New England Journal of Medicine”, è stato condotto dal Brigham and Women’s Hospital di Boston. I dati raccolti da ricerche precedenti sostenevano che l’aumento del rischio di malformazioni cardiache per il feto, quando la madre assumesse antidepressivi, corrispondesse al 25%.
Grazie a criteri di ricerca diversi, che hanno tenuto conto dell’incidenza di altri fattori di rischio – come l’utilizzo di alcolici o tabacco da parte della gestante – la percentuale è stata riveduta: attualmente si fa corrispondere l’incremento del rischio al 6%, percentuale comunque importante ma che potrebbe aprire un dibattito sull’utilizzo di alcuni medicinali durante la gravidanza. Saranno in ogni caso necessari ulteriori studi di approfondimento.E’ importante sottolineare come questo studio, che si colloca in netta controtendenza rispetto ai risultati raggiunti fino a questo momento dalla ricerca medica, vada comunque valutato tenendo conto delle altre numerose ricerche sull’argomento.
L’assunzione di farmaci antidepressivi è critica soprattutto nei primi tre mesi di gravidanza poiché non incide solo sul pericolo di malformazioni cardiache, ma ha uno stretto legame con il pericolo di nascita prematura, l’insorgere di complicazioni post parto e, addirittura, con il verificarsi di aborti spontanei.
Secondo i ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center, per esempio, l’utilizzo di psicofarmaci andrebbe interrotto non solo durante la gravidanza, ma anche durante il periodo in cui si cerca il concepimento, perché causa di riduzione della fertilità e interruzioni della gravidanza. Altri studi condotti dai medici dell’Università di Montreal, invece, sostengono che l’utilizzo di questi farmaci sia causa di ipertensione nella madre, con conseguente aumento del 60% di conseguenze negative per la salute del feto.
Anche una ricerca condotta dagli studiosi della Karolinska University Hospital di Stoccolma sembrerebbe individuare un legame tra Fluoxetina – farmaco antidepressivo di larga diffusione – e ipertensione polmonare nel bambino. Questo legame, confermato anche dai dati raccolti dalla casa farmaceutica Glaxo-SmithKline, pone l’accento sul pericolo di assunzione di farmaci a base di paroxetina durante il primo trimestre di gravidanza.L’insieme di questi studi se da un lato non vuole demonizzare il ricorso agli antidepressivi, specialmente in condizioni di assoluta necessità per la salute della madre, dall’altro pone la necessità di operare una valutazione sempre più approfondita del rapporto tra costi e benefici nel caso di una loro assunzione durante la gestazione.
In generale, va ricordato che, nel trattamento degli stati depressivi, la strategia migliore risulta essere quella che associa l’impiego degli psicofarmaci alla psicoterapia e che il ricorso a interventi di sostegno e consultazione psicologici sia la via da consigliare a maggior ragione se tali problemi sono presenti durante la gravidanza.
La Redazione di Mammole
Fonti:
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