Una ricerca recentemente pubblicata sulla rivista An International Journal of Obstetrics and Gynaecology mostra la relazione esistente tra l’epoca di inizio dell’assunzione di acido folico e il rischio di partorire neonati piccoli per l’età gestazionale (Small for Gestational Age o SGA).
Per bimbi piccoli si intende soggetti che presentano un peso e/o una lunghezza alla nascita inferiori rispetto a quelli attesi per sesso ed età gestazionale, elaborati secondo riferimenti a curve di crescita di normalità costruite in base ai dati della popolazione di riferimento.
L’acido folico, anche conosciuto come vitamina B9, deve essere introdotto attraverso la dieta assumendo gli specifici alimenti che lo contengano o mediante integratori specifici, purtroppo non viene prodotto dal nostro organismo.
Se in condizioni basali il suo fabbisogno quotidiano ammonta a circa 0.2 mg, durante la gravidanza, quando il feto attinge alle riserve materne, questo raddoppia a circa 0,4 mg.
Nella popolazione ostetrica l’acido folico ricopre un ruolo di fondamentale importanza, è ampiamente riconosciuta la sua capacità di prevenire le coliche renali e le malformazioni neonatali, specie per quelle a carico del sistema nervoso centrale (come i difetti del tubo neurale, ed altri tipi di malformazioni del cranio) e del cuore.
Considerando che la letteratura dimostra che un peso alla nascita inferiore al 10° percentile… SEGUE