Il periodo dilatante: prima fase di travaglio attivo
Le contrazioni sono regolari, la dilatazione prosegue fino a 6cm, la parte presentata può essere impegnata, le membrane si gonfiano durante la contrazione. La linea rossa è di circa 5 cm; durante la contrazione la forma dell’addome cambia, assumendo una forma tondeggiante; la donna è concentrata su se stessa, non parla e muove i fianchi. Vi è un adattamento al dolore.
Quando sarai in questa fase, durante le contrazioni, potrai ritrovarti più concentrata e assorta, vigile e presente.
Potrai provare un’alternanza tra la presenza dell’io e l’abbandono al dolore, tra l’istinto di auto-conservazione e l’aprirti al bambino.
Se sei in un ambiente intimo e che ti rispetta ti verrà naturale adattarti attivamente al dolore, ricercando posizioni e mezzi per sopportarlo meglio.
Se invece sei in un ambiente poco idoneo in cui non ti senti sicura, protetta e con la presenza di persone non adeguate, potrai facilmente distrarti e fermare il travaglio per qualche ora.
Il tempo di questa fase è molto variabile.E se non vi sono controindicazioni particolari, potrai muoverti e assumere le posizioni che più preferisci per affrontare al meglio il dolore. Ancora una volta il tuo corpo ti suggerirà la cosa migliore.
Durante il periodo dilatante il benessere fetale viene sorvegliato tramite esecuzione di una cardiotocografia, una registrazione del battito cardiaco del feto e delle contrazioni uterine, che può essere continua od intermittente se il travaglio è fisiologico.
L’ostetrica esegue visite vaginali per controllare che la dilatazione del collo dell’utero e la progressione della testa del bambino avvengano in modo regolare.
A discrezione dell’ospedale verrà compilato il partogramma, una scheda sulla quale sono riportate in modo grafico la dilatazione cervicale, espressa in centimetri, in relazione al tempo espresso in ore.
Questo foglio è uno strumento importante di comunicazione tra gli operatori perché fornisce un’immediata idea del travaglio e di come esso si stia svolgendo.
La rottura del sacco amniotico
Se le membrane amniotiche non si sono rotte spontaneamente nella fase prodromica potranno rompersi in qualsiasi momento del periodo dilatante.
Se a dilatazione completa il sacco amniotico dovesse esser ancora integro, probabilmente ti romperanno artificialmente il sacco con un uncino di plastica, senza toccare il bambino e senza provare alcun fastidio, se non quello legato all’esplorazione vaginale necessaria alla pratica.
Il periodo dilatante: prima fase di transizione
Tra i 5/7 cm di dilatazione si può presentare una fase di transizione: il corpo si deve infatti adattare al travaglio ed ai cambiamenti che questi comporta.
Il tuo corpo a questa fase di adattamento può reagire con un istinto chiamato “attacco-fuga” per una maggiore apertura al bambino.
Vi sono due modalità di passare questa fase per approdare alla seconda fase del periodo dilatante.
Se la modalità è l'”attacco” potrà capitare di avere espressioni emozionali molto forti, come crisi di pianto, vomito, rabbia o altro.
Se la modalità è “fuga” allora si può verificare una pausa, in cui di verifica un rallentamente del travaglio, la donna prende tempo per accumulare energia, riposare, mangiare, farsi una doccia.
“Attacco” è rapido ed è molto importante il sostegno, l’intimità , la protezione, l’incoraggiamento.
“Fuga” può durare da mezz’ora a due ore o più e il travaglio riprende spontaneamente quando sei pronta.
Il periodo dilatante: la seconda fase di travaglio attivo
La seconda fase del periodo dilatante è quella fase che va dai 6/7 cm ai 10 cm di dilatazione.
In questa fase (se il travaglio è fisiologico e senza l’ausilio di farmaci e di epidurale) sei concentrata e assorta sia in contrazione che in pausa.
E’ un tuffo dentro di te.
In questa fase potrai vivere un’esperienza profonda, personale ed unica in cui ti scontrerai con la tua forza e con il tuo limite
Ti troverai in un specie di trance indotta dagli ormoni del travaglio.
Attiverai forze nuove e arcaiche, risorse dentro di te che non conoscevi e che ti trasformeranno in una madre.
In questa fase puoi utilizzare il movimento e l’espressione della voce, ed è ancora più importante un ambiente protetto, intimo e non disturbato.
La durata di questa fase è breve (poche ore) ed il travaglio non può più essere interrotto.
Il periodo dilatante: seconda fase di transizione
Una volta raggiunta la dilatazione completa si può verificare una seconda fase di transizione prima del periodo espulsivo.
Il tuo corpo ti segnala l’imminente separazione dal tuo bambino.
Anche in questa fase come nella prime fase di transizione puoi attivare il tuo sistema di attacco-fuga: nella prima modalità i premiti delle spinte iniziano improvvisi e forti, puoi avere paura, e sentirti disorientata.
Nella seconda modalità avviene invece un rallentamento del travaglio, non vi sono spinte e hai bisogno di aspettare un po’, prendere energie e quando sarai pronta i premiti inizieranno.
Il periodo espulsivo
Coincide con l’arrivo della sensazione irrefrenabile di premito nella parte posteriore del pavimento pelvico.
E’ iniziata ora la fase più intensa.
Le tue spinte accompagneranno il tuo bambino verso il mondo.
E’ il momento di abbandonarti alle sensazioni che il tuo corpo ti comunica lasciandoti guidare da lui.
Inizialmente la spinta spontanea dura 4-6 secondi in corrispondenza dei premiti più forti.
In seguito (quando il bambino è sceso di più nel canale del parto) lo stimolo alla spinta viene avvertito durante tutta la contrazione che comincia con la spinta e non più con il dolore.
Il periodo espulsivo e le spinte stimolano il tuo bambino alla mobilizzazione delle riserve energetiche e alla secrezione di ormoni che promuovono l’adattamento alla vita extrauterina.
La spinta è irreversibile (il bambino affiora, lo puoi vedere) e c’è il così detto “riflesso di eiezione del feto” cioè l’istinto centrale, irresistibile, di far uscire il bambino.
L’ostetrica in questa fase,controllerà la progressione della testa del bambino nel canale del parto e rimarrà vicino a te per la durata del periodo espulsivo sostenendo le tue scelte istintive in merito alla posizione da assumere ed alla modalità di spinta, consigliandoti delle eventuali alternative.
Con i tempi richiesti dal tuo corpo e dal tuo bambino Egli verrà alla luce, accolto dalle mani dell’ostetrica o, se te la senti, dalle tue.
Se non vi sono particolari problemi potrai prenderlo subito in braccio.
L’accoglimento del bambino ha dei tempi variabili, può avvenire subito o possono anche passare alcune ore prima di riconoscerlo come proprio figlio.
In questo momento la tua produzione dell’ormone ossitocina (l’ormone dell’amore) è potenziata.
Il contatto del bambino con il tuo corpo gli consente di mantenere una temperatura corporea adeguata e di venire a contatto con i microrganismi materni prima che con quelli di altre persone.
Il calore della tua pelle, la tua voce e il battito del tuo cuore lo rassicureranno dopo il parto.
Tagliare il cordone ombelicale
Gli studi fatti in questi ultimi anni affermano che il bambino trae dei benefici dal rifluire del sangue placentare attraverso il cordone e che quest’ultimo non debba, quindi, essere tagliato prima che abbia cessato di pulsare.
Al momento opportuno esso verrà clampato e tagliato. Se tu e il tuo compagno avrete scelto di donare il sangue cordonale o conservarlo ad uso autologo, prima di essere tagliato, il funicolo verrà punto con un ago e il sangue verrà prelevato.
Primo attacco al seno
Sebbene non tutti i neonati siano “pronti” pochi minuti dopo la nascita a essere attaccati al seno materno, è tuttavia importante agevolare la suzione precoce poichè la suzione precoce favorisce l’attaccamento madre-figlio, rassicura il neonato, il quale riconosce la voce della mamma che lo coccola, potenzia la contrattura dell’utero e riduce il sanguinamento e avvia il processo di produzione del latte (lattogenesi).
Secondamento (distacco della placenta)
Dopo la nascita del bambino e il suo accoglimento ci sarà il secondamento, cioè la nascita della placenta.
La placenta, l’organo che ha nutrito e ossigenato il tuo bambino per tutta la gravidanza, si distacca dalla parete dell’utero (che continua a contrarsi) e viene espulsa spontaneamente.
Piano piano, la placenta si stacca dall’utero e, seguendo il canale del parto, fuoriesce dai genitali.
Successivamente l’utero si contrae, provocando un effetto “emostatico” muscolare che previene un’eccessiva perdita di sangue dalla zona di distacco della placenta, e forma il cosiddetto “globo di sicurezza”.
La placenta espulsa viene in seguito esaminata per accertarne l’integrità e controllare che non ne siano rimasti residui in utero.
In seguito al secondamento l’ostetrica controllerà se vi sono state lacerazioni perineali e verificherà la necessità dell’applicazione dei punti di sutura (previa anestesia locale). In questo momento vorrai solamente goderti il meritato riposo dopo tanta fatica e le mani dell’ostetrica ti sembreranno invadenti e poco delicate.
Tuttavia è necessario accertarsi che non vi siano lacerazioni che sanguinano e che potrebbero causare problemi in futuro, e nel caso siano presenti, ripararle nella maniera più accurata possibile. L’ostetrica, sapendo che la zona genitale è ipersensibile dopo il parto, starà particolarmente attenta a non causarti troppo fastidio.
Il Post-Partum
Dopo il parto, per circa due ore, rimarrai insieme al tuo bambino in sala parto, per la valutazione del tuo benessere.
Verrà valutata la perdita di sangue, la contrazione uterina, la frequenza del polso, la pressione arteriosa, la temperatura corporea, l’attacco al seno e la suzione.
Anche se ti sembrerà di avere il seno vuoto e morbido, non è così.
Già in gravidanza il tuo seno si è preparato per questo momento ed ha prodotto una sostanza importantissima per il neonato nei primi giorni di vita: il colostro, sostanza che fornisce moltissime calorie, sostanze nutritive e fattori protettivi che aiutano il tuo bambino nei primi giorni di vita.
Nelle prime due ore di vita i neonati sono molto recettivi agli stimoli; il tuo bimbo sarà dunque ben sveglio, si guarderà in giro, ascolterà e vorra attaccarsi al seno.
Cerca di attaccarlo entro mezz’ora/un’ora dal parto, come consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per favorire un buon allattamento.
Alcuni spunti per riflettere
Nella struttura ospedaliera difficilmente vengono rispettati i tempi del travaglio.
Questo avviene per il carico di lavoro. Spesso, specie nelle grandi strutture, ci sono più donne in travaglio contemporaneamente e un’ostetrica che si deve “dividere” nell’assistenza.
Si punta al risultato finale: il bambino sano fuori dalla pancia il prima possibile ed a discapito del percorso.
Negli ospedali e nei reparti di ostetricia ci sono dei protocolli ostetrici rigidi rispetto ai tempi del travaglio e del parto che vengono applicati a tutte le donne, senza personalizzazione e i periodi di transizione spesso non sono riconosciuti come tali ma interpretati come arresti del travaglio stesso e che quindi necessitano di intervento di accelerazione.
Le donne non sono informate sulla fisiologia del dolore nè sui rischi degli interventi medici.
Nell’ottobre 1999 la commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati ha cominciato a discutere una sorta di “carta” dei diritti della partoriente e del neonato, con la possibilità di optare per il parto assistito a casa o nelle case di maternità o nei reparti ospedalieri.
La carta dei diritti della partoriente prevede che:
- durante la degenza, madre e figlio possano stare accanto l’uno all’altro;
- si evita alla donna l’imposizione di ritmi, posizioni e interventi intempestivi;
- la madre e il padre devono essere informati di ogni procedura o intervento operativo;
- la struttura ospedaliera deve fornire l’allattamento immediato e a orario libero.
Le donne che vivono da protagoniste il loro travaglio, nel rispetto quindi dei loro ritmi e delle loro volontà , conoscono la potenza del femminile traendone nuove risorse e nuove potenzialità .
Si sentono rispettate nella loro intimità , coinvolte nelle scelte, sono più aperte e ricettive ai bisogni del bambino.
Il tempo del travaglio non è importante, ciò che conta è la soddisfazione che accompagna la coppia nell’evento nascita.
Al contrario, ogni intervento volto all’ accelerazione del parto è vissuta come una violazione o una perdita di contatto con l’evento.
Cara gestante devi informati e scegliere in base a ciò che desideri per il luogo in cui partorire.
Questo presuppone la visita diretta dei vari punti nascita, chiedendo agli operatori in che modo lavorano, com’è gestito il reparto e la “filosofia assistenziale”.
Le Mammole parlano qui di travaglio
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