Vedendo la cosa da figlia di mamma lavoratrice, dico che io non ne ho risentito. mia mamma ha sempre lavorato in fabbrica 8 ore al giorno, non mi ha mai accompagnata a scuola, a lei peseranno (come pesano a nostra volta ora a noi) ma io non ho risentito di questo.

Ti dirò di più, preparati ad una vita di sensi di colpa, ti sentirai sempre e comunque in colpa per un qualcosa, una rimprovero, un castigo, una ramanzina quando andrà a scuola, quando crescerà perché non rientrerà agli orari stabiliti (sono già in visone dell’adolescenza io).
Tu ti senti in colpa ma lei sta tranquilla che sta bene con le nonne… lei sa e saprà quando sarà più grandina che la mamma lavora ma che per lei ci sarà sempre.

Se è vero che i sensi di colpa sono inevitabili, o quasi, che il lavoro è spesso una necessità di sussistenza e che delegare ad altre persone è soprattutto all’inizio assai difficile, cerchiamo a questo punto di fare un passaggio ulteriore e proviamo ad ascoltarci.
Ascoltarci per imparare ad accogliere questi stati d’animo che accomunano tante e tante mamme.

Ascoltarci per cercare di comprendere il senso delle nostre scelte per dare un significato alle nostre azioni.
Se lavoriamo per uno scopo (per incremento delle entrate, per realizzazione personale, per essere indipendenti, per garantire un futuro migliore ai nostri figli, perché ci piace) e se soprattutto riteniamo che questo scopo sia funzionale al soddisfacimento dei nostri bisogni profondi e risponda alle nostre esigenze,  facciamo in modo di non perdere di vista tale scopo.

Affinché esso ci faccia da guida… [SEGUE]

 

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