Disturbi e piccoli malesseri che di frequente colpiscono i bambini vengono spesso trattati tra le mura domestiche mediante la somministrazione di farmaci ordinari.
Il pericolo legato al ricorso a diversi tipi di medicinali viene talvolta sottovalutato e l’autogestione nella somministrazione dei farmaci rischia di diventare fatale se il farmaco non è idoneo in quel soggetto o se avviene un sovradosaggio.
A tal proposito, è stato recentemente pubblicato sulla rivista Pediatrics uno studio, primo nel suo genere, condotto dai ricercatori dell’Ohio State University College of Medicine e del Nationwide Children’s Hospital, uno tra i più grandi ospedali pediatrici degli Stati uniti: per effettuare l’indagine, gli autori hanno analizzato i dati archiviati tra il 2002 e il 2012 nei centri antiveleno nazionali.
Come dichiarato da Huiyun Xiang, direttore del Center for Pediatric Trauma Research dell’ospedale, i risultati dello studio rivelano un quadro allarmante: in media, ogni anno avvengono circa 63.358 errori nella somministrazione; in 10 anni, 696.937 bambini sono stati vittime di errori terapeutici, la gran parte dei quali si è verificata nelle loro stesse abitazioni; di questi piccoli, 25 sono deceduti e 4.658 sono stati ricoverati in ospedale.
Sulla base dei dati elaborati, i ricercatori hanno stimato che ogni 8 minuti 1 bambino lotta per la vita a causa della somministrazione incauta di alcuni farmaci, prevalentemente a base di ibuprofene e paracetamolo (largamente utilizzati per trattare stati febbrili o infiammatori e che non richiedono prescrizione medica).
Gli autori dell’indagine hanno messo in evidenza che circa il 25% dei casi segnalati riguarda bambini al di sotto di 1 anno d’età, maggiormente esposti a sovradosaggi e ad altri generici rischi rispetto ai bambini più grandi: più bassa è l’età del piccolo, maggiore pare essere la probabilità di incappare in un errore, anche da parte “dei genitori più coscienziosi”.
Tali sbagli sono causati da piccole sviste (più di 1/4 delle quali ha coinvolto bambini che hanno ricevuto il dosaggio prescritto due volte, dalle stesse persone o da due persone diverse e che non hanno comunicato tra loro) o da una conoscenza approssimativa dei farmaci; i ricercatori hanno infatti rilevato che quasi sempre l’errore è commesso dagli stessi genitori e/o dai tutori dei bambini (parenti, baby-sitter, maestre).
Già di per sé, il pericolo che ogni otto minuti un bambino possa morire per simili disattenzioni è un dato sconcertante, ma Huiyun Xiang sottolinea che i dati elaborati sono circoscritti unicamente ai soli casi pervenuti ai centri antiveleno nazionali: in realtà i numeri ricavati sottovalutano la reale grandezza di questi avvenimenti, che sono invece ancora più numerosi.
L’abuso dei farmaci, anche di quelli apparentemente più innocui come gli antipiretici, è un fenomeno molto diffuso che spesso scaturisce dal timore di assistere alle convulsioni febbrili del bambino, comuni soprattutto tra i 6 mesi e i 5 anni di vita: un timore che induce ad insistere nella somministrazione dei farmaci.
Data l’ampiezza del problema, una più accurata e diffusa educazione rispetto ai rischi di sovradosaggio potrebbe indirizzare i genitori verso un uso più oculato dei farmaci.
In situazioni critiche, è fondamentale astenersi dal tentare l’auto-rimedio e chiamare aiuto, contattando immediatamente il più vicino centro antiveleno: a seconda della gravità del quadro, il personale addetto potrà stabilire se è necessario il ricovero ospedaliero o se è sufficiente monitorare le condizioni cliniche del bambino.
Ostetrica Lucia Cappelletti
Link alle fonti:
http://pediatrics.aappublications.org/content/134/5/867.full.pdf+html?sid=edb8f9b3-3a73-4a50-bb32-5e00790e0cd5
http://consumer.healthday.com/kids-health-information-23/drugs-and-kids-news-216/medication-errors-occur-every-8-minutes-in-u-s-children-692836.html
Le Mammole parlano qui di farmaci e bambini