Il pianto del bambino contribuisce a costruire il legame tra madre e figlio, aiutando il bambino a maturare un corretto sviluppo emotivo.
Ma tutte la madri rispondono al pianto alla stessa maniera?
Secondo un recente studio diffuso dal Child Development – autorevole rivista scientifica del settore – sembra che vi sia un relazione tra le capacità della madre di rispondere al pianto del bambino e le sue esperienze infantili.
I dati raccolti, infatti, rivelano che le madri che hanno avuto un’infanzia costellata di esperienze positive riescono a rispondere con maggiore serenità e naturalezza al pianto del bambino.
Lo studio, svolto da ricercatori delle Università del North Carolina e di Gerusalemme, è stato condotto su un campione di 259 madri alla prima gravidanza, appartenenti a diverse realtà economiche e sociali.
Le donne, esposte all’ascolto del pianto di alcuni neonati, hanno manifestato diverse reazioni fisiologiche all’esperienza.
Dall’analisi di dati come l’aumento della sudorazione o la frequenza cardiaca, il team di ricercatori ha rilevato la maggiore insorgenza di reazioni di ansia o chiusura in quelle madri che avevano vissuto – e mai risolto – esperienze negative durante l’infanzia.
In particolare, le donne che avevano sperimentato episodi di depressione o problematiche legate alla sfera emotiva, hanno mostrato maggiori difficoltà a interpretare il pianto del bambino come la sincera manifestazione di un bisogno, risultando meno empatiche o disposte a prendersi cura del neonato.
La capacità di reagire positivamente ai vagiti, intervenendo per provvedere alle necessità del piccolo, non è sempre una reazione istintiva, ma sarebbe quindi profondamente legata ai trascorsi infantili della madre.
Prendersi cura del bambino quando piange non è solo una necessità pratica, ma anche una tappa fondamentale per la maturazione del suo equilibrio psicofisico ed emotivo.
Per questo, la ricerca apre le porte a interessanti panorami di intervento a sostegno di quelle madri che vivono questo naturale compito come una fonte di ansia e frustrazione.
Come spiegano gli stessi coordinatori della ricerca, per alcune donne potrebbe essere necessario un aiuto per interpretare i vagiti come una forma di comunicazione del bambino.
Questi interventi, insomma, potrebbero mirare ad aiutare le madri nella gestione dell’ansia, per rispondere con le proprie cure alle necessità – anche emotive – del figlio espresse attraverso il pianto.
Fonti Bibliografiche
– Mothers’ responses to babies’ crying
– Antecedents of Maternal Sensitivity During Distressing Tasks
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