Ho conosciuto il metodo del lotus birth nel 1998, quando Jeannine Parvati Baker venne a Firenze; non usò questo nome, parlò molto semplicemente di questa cosa senza addentrarsi nei particolari… forse non pensava che fossimo pronte per attuare una modalità così “strana”.
Successivamente parlai alle donne di questa possibilità, ma, come aveva fatto Jeannine, con molta semplicità e senza dare molti strumenti di “conservazione”, visto che non li conoscevo.
Non mi è mai capitato di trovare informazioni in merito e, sicuramente per pigrizia e per incapacità, non ho mai cercato molto.
L’anno scorso la grande notizia: anch’io aspettavo un bambino… decisi di dareanche a lui questa possibilità.
Il lunedì mattina qualche “strano dolorino” cominciò a farsi sentire, capii che erano solo avvisaglie che mi preparavano all’evento e così dedicai la giornata a fare le ultime piccole cose necessarie insieme a mia madre.
Il martedì le doglie mi svegliarono con un’intensità più forte e decisa, avvisai Virginia, la mia ostetrica ed amica, mi lasciai coccolare dall’acqua di un bel bagno caldo, passeggiai mantenendo sempre il dialogo con il mio bambino, anche se non erano frequenti, le doglie non si fermarono mai, la loro intensità era sempre più chiara…verso le 17 entrai nel travaglio vero e proprio.
Le doglie si fecero via via più frequenti e durature, tra l’acqua calda del bagno e le coperte del letto, mi ritrovai a navigare in quello strano stato di coscienza proprio del travaglio, dove il tempo fugge non considerato mentre si fa sempre più chiaro il contatto con quel bimbo conosciuto e nuovo con cui si sta viaggiando.
Tobia, o meglio Trotti, visto che questo era il suo nome asessuato… [SEGUE]
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